Luciano Polato si avvicina a una TV, tira fuori dal taschino della giacca una penna bianca e disegna il profilo di una scarpa da donna con tacco a spillo. In quel momento capisco che la TV non è proprio una TV ma uno schermo interattivo. L’immagine appena creata sembra prendere vita e inizia a modificarsi da sola. Luciano mi rassicura spiegandomi che la TV è connessa in rete e un suo collaboratore sta modificato il disegno in remoto.
Luciano non è il direttore di un reparto di R&S di una start-up di grido ma l’imprenditore di Del Brenta, un’azienda specializzata nella produzione di tacchi per scarpe da donna che ha 40 dipendenti e sede a Vigonza, in provincia di Padova, nel cuore del distretto della calzatura. Oggi l’azienda è diventata un punto di riferimento per i principali brand internazionali della moda per la sviluppo e la produzione dei tacchi. La particolare TV consente a Del Brenta di lavorare a distanza con l’ufficio stile del cliente che si trova a Parigi o New York e di disegnare assieme la forma del tacco. Molto spesso i primi bozzetti degli stilisti presentano delle difficoltà tecniche sia a livello produttivo che strutturale (il tacco non si deve rompere!).
Qui entra in gioco la competenza dell’azienda veneta che aiuta lo stilista a perfezionare il design del tacco attraverso consigli mirati e proposte di modifica che avvengono in real time. Ma questo è solo l’inizio. Una volta definito il progetto su carta, la stilista si reca in azienda per realizzare dei modelli fisici dei tacchi. Lo stilista lavora fianco a fianco con i prototipisti per definire le prime versioni fisiche del tacco.
In un pomeriggio si realizzano fino a 10/15 prototipi. Raggiunto il risultato voluto, la stilista torna a casa mentre in Del Brenta si occupano di ri-digitalizzare, attraverso uno scanner 3D, il tacco che poi verrà ulteriormente modificato a distanza con le modalità che abbiamo visto sopra. Dopo di che si produce un modello tridimensionale del tacco e lo si stampa con la stampante 3D per verificare che sia esteticamente e tecnicamente perfetto. Solo a questo punto inizia la fase produttiva vera e propria: Del Brenta produce con le proprie macchine a controllo numerico lo stampo e poi procede all’estrusione in plastica e alla rifinitura.
Come il lettore avrà intuito Del Brenta è una di quelle aziende italiane che negli ultimi 10 anni ha fatto importanti investimenti sul fronte dell’industria 4.0. Grazie a queste tecnologie l’azienda è sicuramente diventata più efficiente e veloce ma non ha modificato la propria natura artigianale. Anzi. Queste stesse tecnologie hanno potenziato la capacità dell’impresa di realizzare prodotti “su misura”. Nel passato Del Brenta lavorava principalmente per clienti italiani, con una bassa varietà di prodotto e su lotti mediamente grandi. Oggi l’azienda lavora per brand internazionali, ha di molto ampliato la propria gamma di prodotto e lavora quasi esclusivamente per piccoli lotti. Non deve sorprendere quindi che a fianco delle stampanti 3D, degli schermi interattivi e delle macchine a controllo numerico lavorino dei maestri mosaicisti che hanno il compito di rivestire i tacchi e renderli dei pezzi unici. Senza il 4.0 ci sarebbero meno artigiani in azienda e si farebbero lavorazioni più standardizzate.
Del Brenta non è un caso isolato. La propensione delle imprese a utilizzare le tecnologie industria 4.0 per aumentare la personalizzazione del prodotto è visibile anche a livello più aggregato. L’indagine su un campione di 1000 imprese made in Italy situate in Nord Italia, che abbiamo condotto come Laboratorio Manifattura Digitale del Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali dell’Università di Padova, conferma questo quadro. Il 76% delle imprese dichiara che la ragione principale dell’investimento in 4.0 è guidata dalla volontà di migliorare il servizio al cliente.
E i risultati si vedono, la percentuale di prodotti su misura realizzati dalle imprese che utilizzano il 4.0 è particolarmente rilevante: 50%, mentre i prodotti standard è al 33%. Non sorprende quindi che le imprese selezionino quelle tecnologie 4.0 che meglio si adattano rispetto alla caratteristiche del loro business. La ricerca ha messo in luce come tecnologie diverse abbiano una diversa diffusione in relazione al settore industriale: nel settore orafo sono particolarmente usate le stampanti 3d e il laser cutting, nel mobile la robotica, nell’illuminotecnica l’Internet of Things.
Un altro aspetto da considerare riguarda il processo di applicazione di queste tecnologie ai processi aziendali. Il 73% delle imprese che usano 4.0 hanno dovuto adattare le soluzioni tecnologiche alle caratteristiche dell’impresa. La personalizzazione è avvenuta a tre livelli differenti: hardware, software e nell’integrazione con il parco macchine esistente che è spesso composto anche da macchine tradizionali.
Steve Jobs diceva che chi vuole realizzare un buon software deve anche costruirsi un hardware adeguato. Una lezione che le nostre imprese più innovative vogliono applicare al mondo della manifattura. Per realizzare un buon prodotto servono macchine su misura in grado di valorizzare il saper fare della singola impresa. L’originalità si costruisce qui.
Marco Bettiol. docente di Internet Marketing all’Università di Padova, al Make in Italy Festival parteciperà all’incontro “Il 4.0 a misura dei piccoli”, venerdì 8 giugno al Castello di Thiene. In occasione dell’evento, verranno presentati i dati per il settore della meccanica nell’Alto Vicentino da Anna Maria Moressa, direzione Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo. Interverranno, oltre a Bettiol, Gaetano Bergami, amministratore di BMC Air Filter e presidente IR4I Cluster Tecnologico Aerospaziale Emilia Romagna, e Rosanna Ventrella, amministratore unico di SYS-TEK e presidente CNA Impresa Donna Piemonte. Per registrarti all’evento, clicca qui