Non un convegno qualunque, ma un vero e proprio summit del Made in Italy industriale. Le eccellenze della manifattura italiana si danno appuntamento per guardare avanti, oltre le turbolenze globali che dal 2020 hanno riscritto le regole del gioco economico. Al centro del confronto non ci saranno tanto le difficoltà, quanto piuttosto le strategie per continuare a crescere in uno scenario internazionale sempre più competitivo, puntando su un mix di acquisizioni mirate e sviluppo organico. Un modello già all’opera, come dimostra il recente annuncio di Giulio Pedrollo che, a margine dell’acquisizione della tedesca Kwg, ha fissato l’obiettivo del suo gruppo: passare dai 530 milioni di fatturato del 2024 al miliardo di euro entro il 2030.
A testimoniare questa tenace vocazione alla crescita “nonostante tutto” saranno cento imprenditori, veri protagonisti del Summit delle Imprese Champions, promosso da ItalyPost con L’Economia del Corriere della Sera, in programma il 13 e 14 giugno alla CUOA Business School di Altavilla Vicentina. Una due giorni fuori dagli schemi: al centro niente economisti o istituzioni, ma la voce diretta di chi ogni giorno guida la rinascita dell’industria italiana, in un contro-racconto che supera le narrazioni dominate da scenari di de-industrializzazione e declino. Perché mentre si parla di crisi, migliaia di imprese italiane continuano a crescere, innovare e conquistare mercati, consolidando il ruolo del nostro Paese come seconda manifattura d’Europa. “Non sono solo le mille imprese Champions a registrare ogni anno una crescita media del 12% – spiega Caterina Della Torre, equity partner di Special Affairs e autrice della ricerca Champions – ma accanto a loro ci sono migliaia di aziende che, lontano dai riflettori, crescono a ritmi sorprendenti, spesso a doppia cifra, dimostrando che il tessuto produttivo italiano è più vivo che mai”.
Certo, i problemi non mancano e l’elenco è ben noto. Dalle tensioni geopolitiche ai dazi, dalla carenza di competenze alla pressione del costo dell’energia. Ma ciò che distingue queste imprese non è la negazione delle difficoltà, bensì la capacità di affrontarle con un approccio pragmatico, orientato alle soluzioni. Niente tempo sprecato in lamentele: l’energia è tutta concentrata sull’azione. Ed è proprio su questo approccio che si costruisce il programma del Summit: una fitta agenda di incontri, articolata tra plenarie e sessioni tematiche, in cui gli imprenditori Champions entreranno nel merito dei principali nodi della crescita. Si parlerà di riorganizzazione dei processi produttivi e delle filiere, di strategie aziendali capaci di tenere il passo con l’evoluzione dei mercati e del ruolo cruciale di manager e temporary manager, figure sempre più decisive per guidare con competenza e flessibilità le diverse fasi di espansione. Tra i temi centrali ci sarà anche la finanza strategica, uno strumento essenziale non solo per sostenere la crescita, ma per dare ulteriore spinta ai robusti flussi di cassa che molte di queste imprese già generano. Se ne parlerà in incontri diretti e senza filtri, dove imprenditori e operatori del settore metteranno a confronto esperienze concrete e scelte strategiche già testate sul campo. Perché in un’epoca segnata dall’incertezza, non basta avere visione: serve una struttura organizzativa solida, capace di trasformare ambizioni e idee in risultati tangibili.
E a portare la propria testimonianza diretta saranno imprenditori di tutta Italia, con aziende di ogni settore e dimensione: da chi ha appena superato la soglia dei 30 milioni di fatturato e punta con decisione ai cento a chi è già oltre i 200 e guarda ai 500, fino a chi ha ormai messo nel mirino il traguardo del miliardo. Impossibile citarli tutti, ma bastano pochi nomi per raccontare il livello dell’evento: si va da Marco Nocivelli di Epta a Davide Bollati di Davines passando per Denise Archiutti di Veneta Cucine, Mauro Fanin di Cereal Docks, Valentina Aureli di Aetna Group e Maria Cristina Piovesana di Alf. Ma anche Carlo Pizzocaro, presidente di Fidia Pharma, azienda padovana cresciuta da 283,9 milioni di euro di fatturato nel 2017 a oltre 510 milioni nel 2024; Antonio Gervasi, ad della modenese Dierre, che con un Ebitda medio del 19% opera nella sicurezza e nell’automazione industriale; Romeo Faganelli, presidente della bresciana Rima, che tra macchine industriali e agricole ha visto una crescita straordinaria dei ricavi, rallentata nel 2024 per ragioni strutturali ma già ripartita con la ripresa del mercato tedesco. O ancora Michele Spighetto, ad della salernitana Trans Isole, e Remo Perugini, presidente emerito della marchigiana Union Alpha, entrambe aziende con ricavi più che duplicati negli ultimi sei anni. Ma anche Alessio Bellin, ad di Gibus, Gianmaria Morra, presidente di Gmm Farma, e Federico Ferrini, ad di Techfem. Tutte aziende in crescita, provenienti da settori e percorsi differenti, ma con una visione condivisa. Perché “crescita” non è una parola d’ordine: è un lavoro quotidiano, fatto di decisioni coraggiose, strategie lucide e capacità di adattamento. E al Summit delle Imprese Champions sarà proprio questa visione concreta a prendere la parola.