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E’ una glaciologa e studia le calotte polari. Per i suoi calcoli le basta un portatile e una connessione wi-fi per confrontarsi con i ricercatori di tutto il mondo, ma è stata anche in missione al Polo Sud. Nelle sue foto? Foche, balene e pinguini.
Ore 6 “Appena mi sveglio potrei già cominciare a lavorare, con gli occhi stropicciati. E’ una fortuna, perché quando sono a letto capita di dovermi collegare con i colleghi che fanno ricerca in Usa, Asia e Nuova Zelanda”.
Ore 8 “Il mio lavoro? Sviluppare modelli fisici che permettano di comprendere l’evoluzione e i movimenti passati, presenti e attuali delle calotte polari. Non mi serve un laboratorio: con un semplice portatile e una buona rete wi-fi mi connetto a un centro di calcolo, una sorta di grande cervello, e lavoro su questa piattaforma utilizzando i dati raccolti dai miei colleghi. spesso vado a lavorare in biblioteca, in un museo, in un caffè. Nel 2017 ho partecipato a una campagna di esplorazione in Antartide, nel Mare di Ross, un’area protetta grande come la Francia, accessibile solo ai ricercatori (pochi), lontana 8-9 giorni di navigazione dalla Nuova Zelanda”. Nei due mesi e mezzo a bordo della Explora la vita è stata tanto dura quanto straordinaria: “Sebbene fosse estate, e ci fosse luce 24 ore su 24, la temperatura era intorno ai meno 8°C. Con tutti quei vestiti si camminava come gli astronauti sulla Luna. Lavoravamo su turni di 4 ore, per cercare di sfruttare a pieno la spedizione che è un’occasione molto rara, per via dei costi e delle distanze.
Ore 13 Ora di pranzo. “Non so mai quando è esattamente. Durante la spedizione sulla nave Explora abbiamo avuto cibi freschi per i due terzi del viaggio, poi ci siamo arrangiati con le scatolette. Ogni notte, però, il nostro cuoco napoletano sfornava una pizza deliziosa. Quando sono partita, benché addestrata dall’Enea (agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) alle pericolosità delle missioni al Polo Sud, non me ne rendevo conto del tutto: in caso di incidente grave, eravamo isolati e lontanissimi”. Fortunatamente è andato tutto bene. “A parte il fatto che poco dopo aver lasciato la Tasmania la nostra antenna si è danneggiata, rendendo molto difficili e discontinue le comunicazioni con il solo telefono satellitare. Ho approfittato di quell’isolamento per osservare l’ambiente e fare molte foto: soprattutto ai paesaggi, e alle foche, balene e pinguini. Poche persone e nessun selfie.”
Ore 16 “A Trieste non ho orari rigidi. La uniche scadenze sono quelle degli articoli da pubblicare, o le lezioni da preparare per l’università. Mi interrompo solo per fare sport: canottaggio, vela ma anche sub. Amo l’acqua in ogni forma e formula!. Se le chiedi quanti colori ha il ghiaccio risponde: “Dipende: tende al blu se è molto vecchio; è verde se è contaminato da alghe; è giallo oppure nero se vicino c’è un vulcano oppure se il vento porta polveri da mete molto più distanti”.
Ore 22 “La sera capita che mi connetto ancora con i colleghi: geologi, fisici…”. Nel cassetto ha un sogno “Tornare in Antartide a bordo della nuova nave italiana, Laura Bassi: con questa rompighiaccio si potranno toccare zone non raggiungibili agli scienziati”.
*iO Donna, 22 settembre 2019