Come sarà il paesaggio attorno alla Pedemontana una volta che l’infrastruttura sarà conclusa e aperta al traffico? Sarà un “non luogo” o il terreno fertile dove nasceranno nuove “collane” di città connesse tra loro? Sulla questione si sono confrontati alcuni esperti di pianificazione e sviluppo urbano: Patrizia Messina, direttore del Centro Studi Regionali “Giorgio Lago” all’Università di Padova; Pierluigi Sacco, docente di economia della cultura all’Iulm Milano; Claudio Bertorelli, paesaggista urbano e fondatore di Aspro Studio; e Luca Garavaglia, coordinatore del Master in Sviluppo locale dell’Università del Piemonte est.
«Il rischio di una nuova infrastruttura – spiega Garavaglia – è di ridursi ad essere solo un collegamento tra grandi centri. Ma un recente studio ha dimostrato che si stanno consolidando i sistemi di piccole città collegate tra loro da reti viarie efficienti. È in questa direzione che il territorio della Pedemontana deve andare: promuovere la creazione di queste “collane” di città connesse in grado di richiamare nuove imprese e nuovi residenti che cercano qualità di vita e servizi».
«Ci siamo sempre concentrati sui grandi centri urbani – dice Sacco – ma l’area attorno alla Pedemontana è quella culturalmente più vitale di tutta la Regione. È un territorio con capacità dormienti davvero straordinarie, soprattutto a livello artigianale. Dobbiamo quindi imparare a trasformare consapevolmente il paesaggio, imparando a far dialogare l’innovazione e il territorio».
«Stiamo già vivendo in una metropoli inconsapevole – ha aggiunto Messina – e l’Alto vicentino è un quartiere di questa area del Veneto centrale che riguarda quattro province e 200 Comuni. Tuttavia se non si ragiona con la messa in rete di quest’area area manifatturiera con Padova e Venezia, prevedendo un collegamento nord-sud, tramite la Pedemontana persone e merci andranno a finire dritte a Milano passando per Verona».
«È indubbio che la Pedemontana abbia rimesso in discussione il ruolo di capoluogo di Vicenza – spiega Bertorelli – ma il baricentro si sposta solo se emergono nuove centralità: se l’iniziativa privata è capita dal soggetto pubblico può immediatamente generare un forte interesse anche in un piccolo paesino servito dalla superstrada. Un aspetto che invece è stato trascurato è quello della sua sostenibilità: perché non si è pensato di utilizzare i versanti per realizzare una dorsale ciclo-pedonale? Invece di sfruttare la Pedemontana per dare visibilità al paesaggio circostante, naturale e artificiale, si è solo pensato di nasconderla costruendola per due terzi in tunnel».
«La Pedemontana darà un vantaggio competitivo notevole a quest’area che possiede già un brand forte e un’attrattività industriale, agro-alimentare e vinicola che non si trova da nessun’altra parte. L’invito è quello di essere coraggiosi e puntare ad una specializzazione urbana mettendo a frutto non solo la base di ricchezza ma anche il forte senso di comunità».
*Il Giornale di Vicenza, 8 giugno 2019