Ritoccare, cesellare, correggere il Dna lettera per lettera. È possibile farlo contemporaneamente in decine di siti prescelti, o in un unico punto, senza lasciare traccia: la nuova tecnica che sta cambiando il volto della biologia è maneggevole e a buon mercato come una lama affilata, precisa come un laser. E consente di modificare a piacimento gli organismi viventi prendendo attentamente la mira. Questo il tema affrontato da Anna Meldolesi in “E l’uomo creò l’uomo. Crispr e la rivoluzione dell’editing genomico” (Bollati Boringhieri).
Ma che cos’è il Crispr?
«É una nuova tecnica che consente di modificare il dna in modo preciso, semplice, veloce ed economico. E quindi ha cambiato il modo di fare ricerca nei laboratori di scienze della vita, rendendo facili esperimenti che prima erano difficili e aprendo nuovi filoni di ricerca. Crispr è il nome in codice per entrare in quello che nei prossimi decenni è destinato a diventare il mondo di tutti. Dei nostri figli e dei nostri nipoti».
Che ruolo avrà nel nostro futuro?
«Una delle caratteristiche del Crispr è che è universale, funziona su tutte le specie per cui è stata approvato. Quindi ci si lavora sulle piante, ma anche sugli animali. Sono stati ottenuti risultati che vanno dallo studio di piante resistenti ai cambiamenti climatici e alla siccità, fino alle terapie per curare i difetti genetici. La lista di quelli già corretti in laboratorio è lunga, dalla retinite pigmentosa alla sindrome di Duchenne, dalla talassemia all’X fragile. Ma la maggior parte degli esperimenti servono soprattutto a capire come funzionano i geni e quali siano le basi molecolari delle malattie».
A proposito di malattie genetiche, il titolo del libro dice “E l’uomo creò l’uomo”. Dobbiamo spaventarci?
«Il titolo si riferisce alla possibilità di cambiare il dna non solo in cellule malate degli individui, ma anche negli embrioni. Quando nel 2015 si è sparsa la notizia che un gruppo cinese aveva usato per la prima volta Crispr su embrioni umani, è nata un’iniziativa per discutere le problematiche bioetiche della nuova tecnologia, che effettivamente apre scenari e solletica fantasie fantascientifiche. Ma è importante che questo aspetto, per ora un po’ visionario, del futuro di Crispr non offuschi il resto, che invece è concreto, utile e affascinante».
*Il Mattino di Padova, 16 maggio 2018