Come succede in ambito calcistico, così anche in quello industriale, le realtà che giocano in Champions, la speciale classifica realizzata da Italy Post per l’Economia del Corriere della Sera, sono di un’altra categoria. Lo sono per i ricavi in crescita ottenuti durante lo tsunami della crisi, per il rating finanziario, per innovazione ed investimenti, ma anche e soprattutto per quell’«X factor» industriale e produttivo che consente loro di distinguersi. Di mostrare e di dimostrare che, oltre la resilienza e la voglia di fare c’è anche quella di crescere e di farlo con e in tutti i livelli aziendali. Certo, i numeri contano, ma riflettono altri fattori, come emerso durante l’incontro al Kilometro Rosso per il Festival Città Impresa.
Nel caso di Marlegno, azienda di Bolgare, leader nella costruzione di case in legno, l’ad Angelo Luigi Marchetti si rifà al calcio rivelando di aver giocato in attacco, in un settore, l’edilizia, che ha pagato il più alto dazio alla crisi. «Abbiamo puntato sulle competenze, rivedendo un pò tutto con un atto di umiltà, abbiamo aperto il cda a consiglieri indipendenti e chiamato in squadra a giocare con noi dei manager competenti». I risultati non sono mancati (organico raddoppiato da 35 a 70 dipendenti e ricavi più che raddoppiati dal 2010 al 2018) con una nuova consapevolezza: «Quella di una conoscenza condivisa dove gli errori fanno da piattaforma ad una ripartenza».
E non è un caso che anche Giorgio Ferraris, Ad di Fine Foods di Zingonia, realtà che produce e confeziona per conto terzi, leader nel settore farmaceutico in cui Bergamo è forte, metta l’accento proprio sul concetto di squadra. «Quello che non mi fa dormire di notte — ha confessato — è trovare una risposta alla questione del vantaggio competitivo. L’elemento di successo è quello dell’organico, della squadra appunto in un’azienda dove entrano le persone che, anche ai livelli più bassi della linea, sanno di poter contare e di essere ascoltate. E dall’ascolto delle maestranze arrivano soluzioni per una migliore vivibilità interna, fatta di rispetto e produttività». E il grafico dei fatturati di Fine Foods, che sembra un Everest in ascesa, è lì a dimostrarlo. E l’asticella si alzerà ancora: l’obiettivo è quotarsi nel segmento Mta di Borsa Italiana, dopo essere approdati all’Aim.
«Due elementi su cui abbiamo puntato sono stati il contesto famigliare e mettere le persone nella condizione di lavorare in un ambiente luminoso e bello», ha rivelato Giampaolo Negrisoli, presidente di Flamma Group. L’azienda di Chignolo d’Isola, che produce principi attivi e intermedi per la farmaceutica, potrebbe essere il Manchester United, per crescita di fatturato; da 13 a 105 milioni in otto anni, con 100 addetti alla ricerca su 600 dipendenti. «Possiamo contare su formazioni universitarie eccellenti — ha proseguito Negrisoli —. I talenti si trovano, ma non riusciamo a fare contaminazione».
Già, il talento. I ragazzi in platea drizzano le orecchie. Federico Visentin, Ad e presidente di Mevis, che nel vincentino produce componenti metallici per l’automotive, mette l’accento sul fattore attitudinale nella scelta della professione. «Se poi capita di fare un errore, come diceva mio padre, si possono considerare i soldi persi come una voce del capitolo ricerca e sviluppo».
*Corriere di Bergamo, 10 novembre 2019