«Siamo nati nel periodo peggiore per un’azienda: nel 2009 quando l’Italia era nel pieno della crisi economica. Con il senno di poi, quelle difficoltà ci hanno dato una marcia in più». Adamo Venturelli, 45 anni, parla con orgoglio della sua impresa, la Vis Hydraulics. Una realtà con sede a Pavullo nel Frignano, sull’Appennino modenese, che produce valvole oleodinamiche. «Tutto comincia con mio padre Giovanni che fonda nel 1977 la Tarp, a Modena». Da piccola torneria, un’officina grigia e buia, l’azienda in trent’anni diventa un colosso con sei sedi in Italia. Finché – a malincuore, sottolinea Venturelli – non è stata venduta. «Io e mia sorella siamo cresciuti in quell’impresa, era una casa per noi. Negli anni era diventata parte della holding Oil Control Group e mio padre era socio di minoranza». L’azienda è stata poi rilevata da Bosch nel 2004. A 35 anni, però, Venturelli si fa quello che definisce «il più bel regalo di compleanno»: fonda la Vis Hydraulics.
«È stata una sfida, in famiglia ci abbiamo creduto tanto e i risultati sono arrivati, complice la scelta di puntare sull’estero». Oggi le valvole di Vis Hydraulics, sono esportate per l’80 per cento e si vendono in Europa, Asia e Stati Uniti d’America. Con ottimi risultati in termini economici: il 2018 si è chiuso a quota 30 milioni di fatturato. Una delle chiavi del successo è stata l’internazionalizzazione. «Oggi cresciamo anche in Cina, grazie alla qualità dei prodotti. Le aziende locali non riescono infatti a competere in termini di innovazione tecnologica. E non vogliamo dar loro il tempo di superarci», dice l’imprenditore. Anche per questo l’impresa investe molto in ricerca e sviluppo. «L’innovazione dei prodotti e dei processi è fondamentale per rimanere competitivi. Anche per questo puntiamo sui giovani. Il nostro candidato ideale è un neolaureato in ingegneria meccanica o meccatronica con poca esperienza e quindi da formare».
Oggi i dipendenti aumentano e hanno toccato cifra 185. Trovare talenti, però, è complicato, confessa Venturelli. «Ce la dobbiamo giocare con aziende come Ducati e Maserati che sul territorio sono spesso la prima scelta dei ragazzi. Ma non demordiamo, le porte sono aperte. Fa parte del nostro Dna scommettere sulle persone e farle crescere in azienda».
Rispetto alle prospettive di crescita 2019 Venturelli è però cauto. «Lo consideriamo un anno di transizione dopo un’euforia durata due anni. Probabilmente non vedremo le crescite a due cifre a cui c’eravamo abituati ma pensiamo di poterci superare ancora una volta».