Mentre l’Italia cerca di non disperdere il capitale politico accumulato con il memorandum d’Intesa sulla Via della Seta finalizzando accordi già previsti e cercando di offrire qualche spazio di manovra in più alle molte aziende italiane già impegnate in Cina, la Francia di Emmanuel Macron cavalca la tigre, e dichiara senza mezzi termini quale sarà la sua strategia d’azione. «Abbiamo bisogno di una maggiore apertura della Cina e del suo mercato, ma anche la Cina ha bisogno del mondo», ha detto il presidente francese nel suo intervento, il primo dopo quello di Xi Jinping, che ha inaugurato ieri la China International Import Expo di Shanghai. «Molto è stato fatto in questi anni sul fronte delle riduzioni tariffarie e delle riforme del settore finanziario – ha aggiunto Macron – ma una buona cooperazione prevede che si abbia tutti le stesse possibilità di accedere ai crediti, ai mercati pubblici e alle protezioni legali». Nel ricordare che le guerre commerciali «lasciano sul campo solo perdenti» e a fronte della decisione degli Stati Uniti di non rispettare gli accordi di Parigi, il presidente francese ha poi detto che Unione Europea e Cina devono «cooperare in modo sempre più stretto e lavorare in armonia per ridurre le emissioni in base agli impegni presi, andando al di là delle differenze tra i due modelli».
Dopo Macron è stato il ministro degli Esteri Luigi Di Maio a prendere la parola: «L’Italia lavorerà per consolidare il proprio posizionamento commerciale in Cina e per accrescere ulteriormente la visibilità e la reputazione del Made in Italy». A fronte della Francia, infatti, che nell’ultimo anno ha visto crescere le esportazioni dell’11 per cento rispetto al 2018, l’Italia ha registrato un -2,4% tra gennaio e settembre 2019. Sulla falsariga di quanto dichiarato da Macron anche Di Maio ha ricordato l’importanza di «una collaborazione internazionale all’insegna dell’inclusività, della sostenibilità e della parità di condizioni tra operatori economici». Così come quella di promuovere gli investimenti cinesi in Italia – ribadita nel corso di un incontro a margine con il ministro del commercio cinese Zhing Shan – e di facilitare l’esportazione dell’agroalimentare italiano. «La prima edizione della maxi fiera di Shanghai ha rappresentato una grande novità e ci aspettiamo che quest’anno sia una conferma», ha dichiarato il direttore generale della Fondazione Italia-Cina, Vincenzo Petrone, che ha guidato una delegazione di 90 aziende italiane attive in diversi settori, dall’alimentare alla logistica, dalle attrezzature mediche alla qualità della vita, pronte a mostrare i propri prodotti e servizi al grande mercato cinese.